Piangere non è un segno di debolezza...
...anzi ci aiuta a vivere una grande emozione.
Piangere nell’età infantile è usuale. Anzi nei primi mesi di vita è un vero e proprio linguaggio. Crescendo però viene insegnato, soprattutto ai maschi, che “piangere è segno di debolezza, è roba da donne”. Niente di più sbagliato!
Il pianto è uno sfogo naturale che non ha età e non ha genere. Se una forte emozione ci strappa una lacrima, tranquilli va benissimo così. Lasciamo che le lacrime scendano sul viso, l’animo ritroverà piano piano il proprio equilibrio.
Piangere è un’azione benefica, ci aiuta a scaricare le tensioni, a fare pulizia nella nostra profondità. Consente di rilassare la mente e il corpo.
Cosa ci può far piangere? Questo è molto soggettivo. Un ricordo, un film, un libro, una musica, una fotografia, un paesaggio.
Pensiamo: si piange di fronte ad una dichiarazione d’amore. Durante il matrimonio. Quando nasce un bambino. Per una delusione d’amore. Durante l’intimità fra due persone. Quando perdiamo una persona cara. Quando raggiungiamo un obiettivo. Insomma, le occasioni per far uscire le lacrime sono davvero tante e cambiano da persona a persona.
Cosa fare di fronte ad una persona che piange?
Molto spesso ci imbarazziamo, non sappiamo come consolarla. Tendiamo ad aggiungere parole ma non è molto utile. Allora possiamo far sentire la vicinanza con un gesto amorevole: una carezza, un contatto leggero, un abbraccio rassicurante, un sorriso.
Ricordiamo anche di non trattenere il pianto.
Le lacrime bloccate, che non escono, si cristallizzano nella nostra profondità andando ad aumentare la tensione emotiva di quel momento. Si rischia di creare un terreno fertile per disturbi psicosomatici, come mal di testa, tachicardia, asma.
Ogni persona ha il diritto di piangere. Le lacrime ci aiutano a vivere meglio una grande emozione.
[Fonte testo: Massimiliano Briganti, educatore professionale]
[Fonte immagine: http://indianhealthjournal.com/ http://media05.regionaut.meinbezirk.at/ http://mamiverse.com/ ]
