Se l'altezza fa paura, si parla di acrofobia
Ansia, vertigini, tremori e tachicardia.
Il termine acrofobia deriva dal greco akros con il significato di alto e fobos che vuol dire fobia. Nell’ambito della psichiatria viene collocato all’interno dei disturbi d’ansia. Quindi la persona che si trova ad una particolare altezza dal suolo, avverte ansia e una serie di spiacevoli sintomi somatici, come tremore, tachicardia, vertigini, aumento della sudorazione corporea.
La sintomatologia è del tutto simile ad un attacco di panico.
Il livello di altezza che genera questo disturbo è diverso da soggetto a soggetto.
Salire su una scala per cambiare la classica lampadina o per staccare le tende; guardare giù dal balcone o dalla tromba delle scale di un condominio; camminare vicino ad uno strapiombo; salire su una seggiovia o funivia; attraversare un ponte; ecc. sono le situazioni più temute da chi soffre di questa paura.
L’intensità della sintomatologia può variare, da lieve ad intensa.
Risolvere l’acrofobia è possibile, ma occorre tempo e costanza.
Secondo il Prof. Raffaele Morelli, psichiatra, psicoterapeuta, fondatore e presidente di Riza Psicosomatica, l’acrofobia può nascondere altro: la paura di lasciarsi andare e quindi un eccessivo bisogno di controllo; un eccesso di vita mentale; una forte sessualità repressa e temuta; una scarsa confidenza con il proprio corpo.
Visita il sito www.riza.it per seguire i consigli del Prof. Morelli.
[Fonte testo: il sito sopra citato.]
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