I pregiudizi sono nutriti da generalizzazioni

I pregiudizi sono nutriti da generalizzazioni

Se coltivati producono chiusura, diffidenza e ostilità.

Il pregiudizio è definito come “Un’opinione concepita intorno ad una certa questione prima di averne avuta conoscenza diretta e approfondita. Opinione adottata senza critica, spesso imposta dall’ambiente sociale, dall’educazione, ecc.”

E’ molto difficile trovare persone che ammettano di averne. La maggior parte si dichiara aperto e accogliente, ma all’atto pratico si scopre tanta ipocrisia e un buonismo che non fa bene a nessuno. I pregiudizi sono sempre esistiti e oggi sono più che mai presenti.

Quelli che vanno per la maggiore riguardano: l’etnia, la cultura, la religione, la sessualità, la salute fisica e mentale, la situazione patrimoniale e lavorativa.

Con il pregiudizio, nella mente e nell’atteggiamento della persona, prendono forza sentimenti di chiusura, diffidenza e ostilità. E’ la radicata convinzione che il proprio modo di vedere il mondo e il proprio comportamento siano quelli giusti, naturali e soprattutto migliori. Tutto ciò che è diverso genera un senso di estraneità, imprevedibilità e paura. Ciò che è differente è pericoloso.

Tale modo di pensare e di vivere è nutrito da generalizzazioni, dalla scarsa conoscenza degli altri.

Per ripristinare un autentico benessere esistenziale è necessario attivare un processo di riconnessione con il proprio nucleo affettivo, emotivo e mentale. Occorre accendere un dialogo che richiede espressione e riconoscimento della diversità, nel quale ciascun partecipante osservi gli altri come soggetti capaci di conoscere e di esprimersi, prendendone in considerazione le prospettive.

Il nuovo incontro e contatto con l’altro deve avvenire con precise modalità di: coinvolgimento, fiducia, partecipazione affettiva, non competitività, valorizzazione dell’unicità di ciascuno, rafforzamento dei differenti talenti.

Essere cittadini del mondo, oggi, significa aver compreso e fatto proprio il senso di “pluralismo di forme di vita”; significa saper stare in un mondo complesso e connesso, in cui si propone di coltivare l’essere umano nella sua interezza; significa essere legati da reciproco rispetto.

Come mai prima d’ora nella storia, il destino comune ci obbliga a cercare un nuovo inizio, nuove conoscenze, nuove relazioni. E’ necessario approfondire e ampliare il dialogo tra pluralità, dobbiamo cercare modalità per armonizzare la diversità.

Il pregiudizio è come una “valigia di conoscenze già fatta”, preconfezionata, preparata dalla società e dalla cultura di appartenenza e che viene tramandata attraverso l’educazione. La mente umana cerca sempre di usare il più possibile scorciatoie, soluzioni e situazioni già note, “ready made”, che consentono di faticare meno.

Per questo motivo, ognuno dovrebbe intraprendere un nuovo percorso di auto-educazione, per aprirsi all’incontro, alla cooperazione, al dialogo, al contatto con l’altro.

[Fonte testo: Massimiliano Briganti, educatore professionale]

[Fonte immagine: http://www.sites.bu.edu/ ]

 

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