La competizione aggressiva non è salutare per nessuno
Occorre adottare uno stile collaborativo e rispettoso.
La società contemporanea è fortemente competitiva, spesso non tiene conto della qualità della prestazione, dell’opera o del lavoro eseguito. Per molte persone giungere all’obiettivo prima degli altri è la sola cosa che conta.
La “sana competizione” è stimolante, consente alla persona di adoperarsi per dare il meglio di sé e delle sue capacità, permette di sviluppare la giusta concentrazione, pone come obiettivo principale la realizzazione di un buon compito.
Al contrario, la “insana competizione” ha come sottofondo l’ansia. Solitamente è centrata sull’avversario, ossia la persona, più che impegnarsi nell’opera da svolgere, mette in atto un atteggiamento malevolo verso l’altro, che è visto come unico ostacolo al raggiungimento della meta.
Nel primo caso l’energia è convogliata nell’esecuzione del compito, nel secondo è rivolta a come rivaleggiare con l’avversario.
La persona che adotta uno stile competitivo basato sul compito, ha modo per seguire tutte le fasi dell’opera; ha il tempo per tornare indietro e rielaborare ipotetici errori. In questo percorso è in grado di comprendere il senso del proprio lavoro. C’è una crescita personale, riscuote accettazione e rispetto anche in caso di mancata vittoria.
Si difende meglio dall’ansia di fallimento, perché è consapevole di aver messo anima, cuore, fatica. L’eventuale insuccesso è affrontato con accettazione e in maniera efficace, poiché ha gli strumenti per capire dove si è verificato l’errore e correggere di conseguenza.
E’ una persona capace di valutare in modo obiettivo le proprie prestazioni, i propri progressi e le abilità.
Coloro che seguono uno stile competitivo basato sulla vittoria, non sono molto concentrati sul lavoro da svolgere, nella maggior parte dei casi risultano superficiali; sono più interessati a conoscere cosa fa l’altro rispetto a ciò che possono fare loro. In caso di mancata riuscita, sono più sottoposti a crisi d’ansia, a sviluppare un atteggiamento ostile e violento. La loro autostima ne esce ferita.
Regolano le proprie azioni sull’altro, si muovono in risposta alla mossa dell’avversario. L’altro è percepito come nemico.
La società è dominata dall’idea che “la cosa importante è vincere”. Tuttavia, alla luce di quanto emerso sui differenti stili di comportamento, è possibile compiere una scelta.
Per contrastare questa idea obsoleta e malsana, occorre mettere in risalto un nuovo bisogno: il desiderio di andare oltre una competizione fine a se stessa, uno scontro fra avversari.
La competizione si deve trasformare in un confronto, un’occasione di crescita personale, che si realizzi attraverso il rispetto, l’accettazione e l’aiuto reciproco.
[Fonte testo: Periodico bimestrale Psicologia Contemporanea]
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