Gli effetti della crisi economica…
…creano lavoratori scoraggiati e insoddisfatti.
Da diversi anni, l’insicurezza lavorativa rappresenta purtroppo una costante, che provoca effetti psicologici e sociali devastanti.
L’incertezza del lavoro ha risvolti oggettivi sull’attività stessa, quindi occupazioni precarie, scarse possibilità di sviluppo professionale, lavori di scarsa qualità, monotoni e faticosi, ma incide anche, in modo impressionante, sulla vita quotidiana, per cui difficoltà nell’affrontare le spese di casa, mutui, utenze e molto altro.
Tale situazione finisce per logorare psicologicamente le persone.
E’ nata la cosiddetta sindrome del lavoratore scoraggiato, si tratta di quella condizione in cui si trovano tutti i lavoratori che sono rimasti fuori dal mercato del lavoro, con motivazioni diverse. Molti di loro hanno sospeso anche la ricerca di lavoro, poiché sono profondamente scoraggiati e ritengono di non avere alcuna possibilità di riuscita.
Numerosi sono gli studi di questo fenomeno in ambito psicologico, gli esperti hanno individuato due diversi percorsi.
Il primo prende in considerazione i modi in cui vengono gestiti pensieri ed emozioni di fronte alla perdita del lavoro o alla difficoltà di trovarlo. Vengono considerate le risorse personali accumulate nel tempo e che i lavoratori possono spendere per affrontare l’evento critico, sono valutate ad esempio le competenze, l’impegno, l’energia, la motivazione, ecc.
Alcuni momenti particolari, come la fase iniziale di allarme, lo shock, la messa in discussione delle proprie credenze e dell’immagine di sé, si caratterizzano di emozioni negative di vergogna, ansia e forte timore di non farcela. La frustrazione e il rischio depressivo sono in agguato. Si attivano percezioni di scarsa capacità e ridotta fiducia per il futuro.
Il secondo percorso fa riferimento alle strategie possibili per affrontare la situazione critica.
La prima reazione, in alcuni casi, è caratterizzata dall’aggressività; la paura di non farcela e le frustrazioni si trasformano in rabbia e desiderio di rivolta. La seconda è maggiormente incentrata sulla progettazione e nell’investimento in condotte di ricerca attiva del lavoro. Infine la terza reazione è quella della passività, ossia la persona si lascia invadere da una svalutazione di sé, emergono dubbi sulle proprie capacità, che confermano comportamenti di ritiro, apatia e isolamento sociale.
Come si può intervenire sul fenomeno del “lavoratore scoraggiato”?
Innanzitutto occorre attenuare le emozioni negative legate all’evento di perdita del lavoro, secondariamente è necessario una ristrutturazione cognitiva che comprende il ripensamento degli obiettivi e una riprogettazione della carriera. E’ opportuno fare un inventario realistico delle proprie risorse e competenze, evitare l’isolamento sociale, riattivare progressivamente l’iniziativa per far fronte alle difficoltà del momento.
[Fonte: Psicologia Contemporanea]