Ictus: il killer silenzioso e improvviso
E' diventata una delle più frequenti cause di disabilità o di morte.
Esistono due tipologie principali di ictus: ischemica e emorragica.
L’ictus ischemico, o ischemia, insorge quando un’arteria cerebrale si occlude per un’embolia cardiaca o a causa della chiusura di un vaso per arteriosclerosi. Invece quella emorragica avviene per la rottura di un’arteria cerebrale, generalmente provocata da ipertensione o come conseguenza di una malformazione, come ad esempio un’aneurisma o un angioma.
Entrambi i tipi generano un ridotto apporto di sangue ossigenato al cervello, determinando la morte delle cellule cerebrali di quell’area. In tal modo le funzioni controllate da quella porzione di cervello vengono perse.
C’è anche una terza tipologia, si tratta del TIA, ossia un attacco ischemico transitorio, che si differenzia dall’altro per la minore durata dei sintomi (inferiore alle 24 ore, anche se nella maggior parte dei casi il TIA dura pochi minuti, dai 5 ai 30 minuti).
In genere l’evento si manifesta solo in un emisfero cerebrale, così come la sintomatologia, che investe un solo lato del corpo. I sintomi includono: perdita della sensibilità del corpo o del viso, paralisi della parte del corpo interessata, perdita della vista o visione sdoppiata, difficoltà del linguaggio o dell’articolazione delle parole, vertigini, vomito e perdita di coscienza.
L’ictus è ritenuto un evento subdolo, poiché i veri e propri sintomi si manifestano soltanto quando è già in atto; occorre prestare attenzione ai sintomi sopra indicati. Essi possono essere transitori, restare costanti o peggiorare nelle ore successive.
Nella maggior parte dei casi, l’ictus è una conseguenza di altre patologie croniche del sistema cardiovascolare, come ad esempio l’ipertensione o l’arteriosclerosi, oppure si manifesta in seguito alla chiusura di un vaso arteriosclerotico o per coaguli (trombi) che si formano nel cuore o sulle pareti dei vasi sanguigni.
Il modo per capire quali sono le condizioni delle arterie è ricorrere all’ecodoppler; lo specialista è in grado di calcolare il rischio di ictus e stabilire, se necessario, una terapia farmacologica preventiva. Si tratta di un esame che viene consigliato in generale dopo i 60 anni, ma in particolare per coloro che hanno fattori di rischio più elevati, ovvero in presenza di ipertensione, diabete, tabagismo, sovrappeso, familiarità.
La strategia migliore per evitarlo è condurre il più possibile uno stile di vita sano: alimentazione bilanciata, fare movimento moderato, non fumare, limitare l’assunzione di alcol, controllare il peso, tenere sotto controllo la pressione arteriosa, controllare la glicemia e i grassi.
La patologia dell’ictus, oggi, colpisce in età sempre più avanzata, moltissime persone riescono a superare quasi totalmente questi eventi, grazie anche ad una maggiore conoscenza di questa malattia e alla tempestività dell’intervento. La terapia che il medico prescrive è varia, dipende dalla tipologia e dalle caratteristiche del paziente.