Gli oggetti lontani sono sfuocati? La miopia incombe

Gli oggetti lontani sono sfuocati? La miopia incombe

Uno dei difetti della vista più diffusi.

Molti lo sanno, la difficoltà di vedere in maniera nitida oggetti e persone posti in lontananza ha un nome: miopia. Gli occhi sani hanno una capacità visiva di dieci decimi (10/10).

Una curiosità: il termine “miopia” deriva dalla parola greca myopos che significa “socchiudere gli occhi”, un espediente effettivamente adottato spesso dal miope per migliorare la nitidezza di ciò che sta osservando; le palpebre, se “strizzate”, funzionano come un diaframma naturale permettendo un aumento della profondità di campo.

Per illustrare l’effetto della miopia sul processo visivo, di formazione delle immagini a livello retinico, è necessario spiegare come l’occhio vede in assenza di difetti, ossia in quella condizione di normalità che è definita “emmetropia”. Gli oggetti sono percepiti grazie alla loro capacità di riflettere la luce; i raggi luminosi da essi provenienti attraversano i vari mezzi ottici a livello oculare, per cadere esattamente a fuoco sulla retina, nell’area di massima visione:  la fovea. In questa condizione tutto ciò che è distante, ovvero considerato come se fosse all’infinto, è visto in modo chiaro e limpido.

Al contrario, nell’occhio miope che guarda oggetti all’infinito, i raggi luminosi non si focalizzano sulla retina, ma vanno a formare un’immagine su un piano localizzato in posizione anteriore ad essa; ciò che si percepisce è la proiezione di tale immagine ed il risultato è una visione sfuocata, con oggetti che appaiono più grandi del reale.

Le difficoltà del miope sono soprattutto di carattere visivo: lamenta disagio quando guarda la televisione, al cinema, durante la guida, nella lettura dei cartelli stradali, nella visione serale. Molti studenti sono obbligati a sedersi nei primi banchi, perché faticano a leggere e copiare dalla lavagna; tanti sportivi necessitano di lenti a contatto per una pratica più sicura delle varie attività.

Il miope deve utilizzare una correzione per vedere nitidamente a distanza, mentre quando guarda vicino, se il grado del difetto non è particolarmente elevato, vede con precisione e riesce a svolgere qualsiasi attività anche senza occhiali.

Le cause principali di questo problema sono da ricondursi a tre differenti situazioni.

La prima riguarda la “lunghezza eccessiva” del bulbo oculare;

la seconda è da riscontrarsi nella “potenza eccessiva” delle lenti oculari, cornea e cristallino, che sono più curve e quindi più rifrangenti;

la terza causa è individuata in un “aumento dell’indice di rifrazione” (densità ottica) del cristallino, con conseguente incremento del suo potere: questo tipo è definito miopia da indice, frequente in età senile a ragione dell’insorgere di una cataratta.

La miopia può essere distinta nella forma congenita che si manifesta già in giovanissima età, dalla fase neonatale all’età prescolare, e nella forma acquisita che insorge durante l’età scolare, come risposta allo stress visivo a distanza ravvicinata che lo studio e lo sviluppo culturale dell’epoca moderna impongono. Alcune ricerche riferiscono che l’eccesso di lavoro da vicino, la scarsa illuminazione, la postura errata sia in lettura sia nell’attività prossimale, siano concause del processo di miopizzazione.

La miopia è compensata attraverso l’anteposizione di lenti sferiche aventi potenza negativa, secondo una modalità proporzionale all’entità del problema: più elevato è il difetto e più alto è il grado della correzione (valore espresso in diottrie).

L’effetto caratteristico delle lenti negative permette di spostare i raggi luminosi dal piano anteriore, portandoli a fuoco sulla retina; in questo modo gli oggetti lontani sono visti nitidamente, ma anche percepiti come più piccoli del reale, a causa del tipico effetto di rimpicciolimento prodotto dal potere negativo della lente.

[Fonte: http://www.garzolino.it/  Ottica Garzolino - Gallarate (VA)]

 

 

 

 

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