Cleptomania: irrefrenabile desiderio di rubare
Cosa fare?
E’ risaputo che spesso molte persone, poco prima di lasciare l’albergo che le ha ospitate, magari per una vacanza, sono attratte dai saponcini, dalle penne, dagli asciugamani o dai posacenere presenti nella stanza, e con l’idea di tenere qualcosa per ricordo, le nascondono dentro i bagagli.
Nel caso della cleptomania invece, la questione è molto più seria: il pensiero di appropriarsi di un oggetto diventa fortemente ossessivo, a tal punto da non dare tregua. Dopo aver sottratto l’oggetto, tra l’altro spesso di scarso valore, oltre ad una illusoria soddisfazione e gratificazione, subentra il senso di colpa e la vergogna, per cui i cleptomani lo buttano via, lo regalano e raramente ritornano sui loro passi e restituiscono l’oggetto.
Il furto non viene compiuto per vendetta o per rabbia, bensì per un’incapacità di resistere ad un bisogno impellente. E’ un’azione che non viene programmata, viene compiuta senza l’aiuto di altri.
Ovviamente la cleptomania può causare tutta una serie di difficoltà legali, familiari, di carriera. Nel momento in cui viene scoperto il comportamento, è ovvio che sarà giudicato e potrà suscitare negli altri sentimenti di preoccupazione, di sfiducia, di disistima, fino ad arrivare ad un vero e proprio etichettamento sociale.
Questo tipo di disturbo rientra nella grande famiglia delle dipendenze patologiche non da sostanze stupefacenti, qui troviamo anche lo shopping compulsivo, la bulimia, il gioco d’azzardo. Il motivo che sta alla base di questi comportamenti è il senso di vuoto, che viene colmato proprio rubando degli oggetti.
Numerose sono le persone che soffrono di questo disturbo, in particolar modo i giovani e le donne. E non è detto che siano indigenti, anzi molto spesso sono persone benestanti e ricche.
Psichiatri e psicoterapeuti riferiscono che esistono vari livelli di gravità della cleptomania e che è possibile uscirne.
La forma meno grave può essere risolta grazie ad un percorso di psicoterapia, di sei/sette mesi, in questo caso il soggetto è consapevole di avere un problema, è in grado di chiedere aiuto e dopo aver fatto emergere l’origine profonda del disagio, come ad esempio: non sentirsi all’altezza, non sentirsi amati, l’idea di essere stati manipolati, ecc. riesce a gestire meglio la sua vita. Ma ci deve essere una forte motivazione per risolvere la situazione.
Per i casi più gravi, sarà lo specialista a predisporre un percorso più lungo, magari avvalendosi di tecniche diverse, e all’occorrenza anche a prescrivere degli psicofarmaci, per esempio nei soggetti con tratti psicotici, antisociali e aggressivi, i quali non si limitano a rubare oggetti, ma anche a compiere atti vandalici.