Il bambino oppositivo…
…dice sempre 'no', usa la sfida e la ribellione per affermare se stesso.
Intorno ai due anni, i bambini imparano a mettere le proprie priorità avanti a quelle degli altri dicendo una semplice parola: NO! E’ una fase naturale e importante che riguarda tutti indistintamente, si tratta di affermare se stessi, come persona diversa e autonoma.
Secondo il famoso psicologo René Spitz, il “no” che appare in questa età, rappresenta una tappa fondamentale, poiché permette al bambino di passare da una dimensione di dipendenza e di passività ad un’altra di maggiore autonomia e attività.
Negli anni successivi, il NO ripetuto in ogni situazione, può sottolineare il fatto che il bambino non riesca ad uscire dalla fase fisiologica di opposizione. Diventa ostinato e intransigente, non mostra timidezza né aggressività. E’ probabile che nemmeno lui sappia cosa vuole, ma di certo sa che cosa “non” vuole.
Indubbiamente è il tipo di bambino che più di altri tende a far perdere la pazienza al genitore, ma ingaggiare un braccio di ferro con lui, non è la soluzione più adatta. Magari cercare di assecondare il suo pensiero, fin quando è possibile, e creare una comunicazione positiva, possono rappresentare una strategia migliore.
Questa continua opposizione diventa un escamotage per rafforzare sì se stesso, dimostrando di avere le proprie idee e di saper far valere le sue ragioni, ma anche per dare un contenimento ai timori legati a un senso di inferiorità.
Tendenzialmente qualsiasi bambino si ribella di fronte alle richieste degli adulti laddove ostacolino le loro attività o se non corrispondono alla loro volontà di quel momento. Ci sono però degli eventi che accentuano l’opposizione, come ad esempio l’arrivo di una sorellina o un di un fratellino, oppure la malattia di una persona cara. Con il “no” il bambino erige una sorta di barriera per proteggere il suo mondo dalle incursioni di altri, avvertiti come pericolo.
In realtà questa corazza oppositiva nasconde un animo molto sensibile e insicuro, caratteristiche di cui è inconsapevole e che lo porta a risponde in modo particolarmente intenso e scontroso. Spesso il bambino si difende così dalle incertezze e dalle ansie interiori che le proposte esterne possono portare dentro di lui.
Per poter far breccia nel cuore del bambino ribelle, occorre aiutarlo ad essere meno intransigente innanzitutto con se stesso, cercando di stimolare la fiducia e la sicurezza di cui ha bisogno. Sostenerlo e fargli capire che può fidarsi dei genitori. Tutto ciò che viene fatto e detto è per il suo bene e perché i genitori gli vogliono bene.
E’ necessario creare un clima rilassante, che lo induca ad allentare il suo stato d’allerta continuo. Un atteggiamento fluido, fiducioso, tollerante, accomodante, è da preferire rispetto a uno duro e punitivo.
Questa componente del suo carattere, crescendo gli è utile per sviluppare qualità positive, come l’autonomia di giudizio, la capacità di produrre idee proprie, l’inventiva; ma anche aspetti non del tutto positivi come il perfezionismo, che lo rende perennemente insoddisfatto.
[Fonte: I bambini sono cambiati. Libro di S. Vegetti Finzi, A.M. Battistin]