In viaggio da soli senza mamma e papà
Come affrontare il discorso delle vacanze lontani dalla famiglia.
Prima o poi arriva per tutti, ragazzi e ragazze, il momento in cui il solito luogo di villeggiatura con tutta la famiglia inizia ad andare po’ stretto. Spesso i genitori si scambiano sguardi di smarrimento, fino a ieri i figli sembravano felici e contenti di ritornare in quella località, dove ritrovavano gli amici di sempre, oggi invece vogliono andare in vacanza da soli o in compagnia di nuovi amici.
Comprensibilmente i genitori rimangono spiazzati di fronte a questa richiesta, l’ansia fa battere il cuore e getta la mente in un corto circuito di pensieri. Ma è anche vero che, soprattutto negli ultimi anni, le famiglie si sono progressivamente abituate ad avere i figli lontani, pensiamo ai soggiorni al mare o in montagna o in grandi città organizzati dalle scuole, magari presso college o famiglie private, i campeggi con gli scout, ecc.
A monte di queste situazioni però c’è la presenza organizzativa degli adulti, per cui sono i genitori stessi che si interessano insieme ad altri (insegnanti, educatori, capo-scout, ecc.) a mettere a punto ogni momento di lontananza. Invece quando il progetto passa completamente nelle mani dei ragazzi, madri e padri provano una forte sensazione di insolito sgomento. Sembrano così immaturi ed ingenui, sembrano ancora “piccoli”, pare impossibile che se la sappiano sbrigare da soli.
I ragazzi e le ragazze si sentono attratti dal fascino del viaggio, dal brivido dell’avventura, dall’adrenalina che il senso di libertà offre. Solitamente si tratta di viaggi a due o a tre, di soli maschi e di sole femmine. Possono partire assieme oppure scaglionati e ritrovarsi poi in una determinata città, o paese, o isola.
La questione non è quella di proibire il viaggio, ma di valutare bene il progetto del viaggio, luogo, programma di massima, tipo di alloggio (tenda, ostello, bed & breakfast, ecc.) e la compagnia con cui intraprendere il viaggio. Occorre sollecitare il senso di responsabilità, che accompagna sempre la vera autonomia.
Spesso questi viaggi non sono fatti contro la famiglia, o per far preoccupare volontariamente i genitori, ma è proprio la necessità di sperimentarsi lontani da casa. La distanza dalle abitudini, dalla ripetitività, “dai soliti giri”, da mamma e papà, consente di adottare prospettive differenti riguardo alle varie situazioni vissute quotidianamente.
L’opportunità di visitare luoghi mai visti, confrontarsi con persone che non si conoscono, sperimentare cosa significa responsabilità e autonomia, ai ragazzi e alle ragazze che si trovano a vivere queste esperienze, si apre un mondo totalmente nuovo, ricco di spunti di riflessione, possono elaborare una inattesa, diversa e magnifica immagine di sé.
“Il viaggio è l’incontro con l’altro, è rischio, è possibilità di perdersi. Il viaggio non è accumulo e classificazione di materiali nuovi, è invece iniziazione, esperienza fuori dal tempo, viaggio interiore e rituale, viaggio dello spirito, viaggio dell’identità che, indipendentemente dalle sue mete, dai suoi tragitti, dai suoi esiti, nasce e acquista autenticità se e quando diviene viaggio vissuto.” (Tratto da: L’età incerta. I nuovi adolescenti. di S. Vegetti Finzi, A.M. Battistin)