Sigmund Freud: padre della psicanalisi (prima parte)
Una delle principali correnti della moderna psicologia.
I principi basilari della psicanalisi che Freud sviluppò, si discostavano molto dai precedenti metodi di cura, infatti l’isteria e le nevrosi erano trattate con l’ipnosi o addirittura con l’elettroshock. Lui elaborò la “teoria dell’iceberg”, secondo la quale l’inconscio governa il comportamento, il pensiero e le relazioni degli esseri umani.
Freud introdusse il metodo di cura basato sulla parola; faceva distendere i pazienti sul lettino e lasciava la possibilità di dare libero sfogo ai pensieri attraverso la parola. In questo modo tentava di vincere l’azione di censura delle tradizioni, della morale e degli imperativi sociali che impedivano ai pensieri di essere riportati per quello che veramente erano. L’analista si sedeva dietro il lettino e incoraggiava la persona a diventare osservatore, come un viaggiatore al finestrino di una carrozza ferroviaria.
Si tratta del metodo delle associazioni libere, il quale prevede che i pensieri scorrano liberamente, senza alcuna logica razionale e senza censura, trasformando in parole ciò che è presente nel profondo. Questa parte profonda, denominata appunto inconscio, rappresenta la parte difficilmente accessibile della nostra mente, quella che nasce e continua a costruirsi nel corso della vita attraverso l’azione della rimozione. Tale meccanismo di difesa agisce sui pensieri dolorosi e inaccettabili, talmente insopportabili che la psiche li bandisce, relegandoli all’inconscio. In questo modo la persona perde la consapevolezza di tali pensieri e la sua mente non viene più turbata.
L’intuizione di Freud si verificò quando, in età molto giovane, lesse di un archeologo che, a seguito dei suoi lavori di scavo, aveva riportato alla luce parti di un’antica città. La sede degli scavi di Freud ovviamente non era il terreno, bensì la mente dei suoi pazienti; aveva creato la tecnica giusta e necessaria per mettere in luce la struttura portante della mente umana e per portare in superficie la storia più antica.
E’ da ricordare l’emblematico esempio de “l’anestesia a guanto”: un suo paziente lamentava la perdita di sensibilità ad una mano, che nel tempo si estese a tutto il braccio. Indagini cliniche, ripetute più volte, rivelarono che i suoi nervi non erano affatto danneggiati; ecco che Freud ipotizzò che il disturbo fosse localizzato non nel corpo, bensì nei pensieri del paziente. I suoi pensieri erano talmente potenti da inficiare la funzionalità dell’arto. Freud applicò la sua tecnica: fece rivivere verbalmente l’evento e la conseguente scarica emotiva liberò l’arto del paziente.
Freud abbandonò per sempre l’ipnosi, poiché si rese conto che la persona doveva essere vigile e partecipe nei confronti dei suoi pensieri inconsci. La trance ipnotica permetteva all’analista di accedere ai segreti, che poi venivano raccontati al paziente, ma restavano soltanto delle informazioni a livello intellettuale e non esperienziale, mentre attraverso la nuova tecnica, la persona era riportata a rivivere e a rivedere il “nodo esistenziale” che l’aveva bloccato.
Secondo gli studi e le ricerche, Freud costruì il suo modello della mente, dividendola in tre territori: 1) INCONSCIO, contenente idee e sentimenti inaccettabili; 2) PRECONSCIO, contenente idee e sentimenti accettabili, prossimi a diventare coscienti; 3) CONSCIO, contenente idee e sentimenti coscienti in ogni momento.
…to be continued, stay tuned!