Caro diario

Caro diario

Abbiamo perso l'abitudine di scrivere

Su computer, tablet, cellulari, si digita…non si scrive. La scrittura a mano appare oggi desueta. Fuori moda. Un appuntamento, la lista della spesa, centinaia di messaggi, vengono tutti digitati. Alcuni sono addirittura vocali.

I classici block notes o i più recenti post-it sono stati abbandonati nei cassetti e utilizzati da pochi affezionati. E i diari? Ah quelli si, che non si usano più.

Il diario, che poi diventava “diario segreto” con addirittura il lucchettino di sicurezza per impedire ai curiosi di sbirciare cosa c’era scritto. Erano gli anni Settanta e imparare a tenere il proprio diario iniziava come compito dato dalla maestra per allenare la calligrafia, come gesto, ma anche la scrittura, intesa come contenuti.

Il diario raccoglieva preziosi spaccati di vita. Era il confidente più intimo; forse nemmeno gli amici più fidati conoscevano il contenuto. Il diario accoglieva silenzioso esperienze, sogni, conquiste e delusioni. Era il custode dell’anima.

Oltre alla parte scritta si potevano attaccare biglietti, adesivi, foto, ritagli. C’era spazio anche per disegni, graffiti e ritratti. Quando si comprava il diario, lo spessore era di pochi centimetri, dopo pochi mesi raddoppiava, alla fine dell’anno esplodeva.

C’è chi ha tenuto il diario per molto tempo. In pochi lo tengono ancora. C’è chi li ha buttati. Chi li conserva ancora gelosamente e rileggendoli ritrova le emozioni di quei tempi. Il volto si illumina con un sorriso, gli occhi si fanno lucidi. E se scende una lacrima non fa altro che riscaldare il cuore.

La scrittura a mano è importantissima. Bisognerebbe trovare il tempo e il modo per riprendere questa fantastica, meravigliosa abitudine. E trasmetterla anche i giovani.

[Fonte immagine: https://www.legami.com/ ]

 

 

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