L'abbraccio, comunicazione del cuore.
Sarebbe bello poter recuperare quel contatto corporeo fraterno che abbiamo dimenticato.
Abbracciarsi è molto comune tra amanti, tra genitori e figli (soprattutto quando i figli sono ancora piccoli), in alcune culture e popoli ci si abbraccia persino tra sconosciuti, perché è ritenuto un gesto di saluto e di rispetto. Tuttavia, soprattutto nel mondo occidentale, il contatto corporeo e l’abbraccio sono poco frequenti, anche tra parenti e amici; quando ci si abbraccia lo si fa in modo rapido, frettoloso, sfuggente, come se ci fosse paura della dimensione corporea. Molto probabilmente perché il contatto corporeo è vissuto come invasione, o come violenza. In effetti c’è molto più contatto corporeo quando ci si picchia rispetto a quando ci vogliamo bene.
Secondo alcune discipline o scuole di psicoterapia ad orientamento corporeo, l’abbraccio ha un grande potere di guarigione sul corpo e sulla psiche. Grazie al lavoro geniale e coraggioso di Wilhelm Reich, allievo di Freud, è stato chiarito che corpo e psiche sono strettamente interconnessi, per cui una disfunzione o una carenza di uno influisce in maniera inevitabile anche sull’altro.
Sorge spontanea una domanda: se abbracciarsi fa così bene, perché lo facciamo così poco? La maggiore responsabilità è da imputare ai tabù sociali, che limitano il contatto corporeo a ristrette e intime situazioni. Sarebbe davvero imbarazzante abbracciare una persona che incontriamo la prima volta, spesso neppure i conoscenti, se non in particolari situazioni altamente emotive e ritualizzate come ad esempio: matrimoni, funerali, vittorie sportive, compleanni, ecc. Se poi coloro che si abbracciano sono due persone di sesso maschile, sia pure padre e figlio o fratelli, si nota che il gesto è appena accennato, energico e non privo di imbarazzo. Già da questi pochi esempi si può dedurre quanto sia forte il potere dei tabù.
Secoli e secoli di culture e religioni repressive nei confronti del corpo hanno portato la maggior parte delle persone a credere erroneamente che tutto ciò che è “contatto corporeo” sia automaticamente sessuale, producendo individui deprivati sul piano affettivo.
Il corpo non esprime soltanto sesso, ma molto di più, con un abbraccio si possono comunicare e condividere emozioni, sentimenti, gioia di vivere, compassione, affetto, amore filiale, amicizia, accettazione dell’altro, senso di fratellanza e tante altre cose che non hanno niente a che fare con il sesso. Quanti figli e genitori, amici e persone in generale sono stati privati e continuano a privarsi della bellezza e del potere benefico dell’abbraccio. L’affettività che passa da questo gesto è riconosciuto dagli studiosi di tutto il mondo come uno dei bisogni fondamentali dell’essere umano. Forse esiste tanta violenza perché abbiamo dimenticato il rispetto e l’affetto umano.
L’abbraccio è la forma più completa di contatto tra due corporeità: i cuori si toccano, il respiro si sincronizza, il calore umano diviene tangibile e un senso di fratellanza ci avvolge piacevolmente. Ci è stato insegnato come usare le parole, ma nessuno ci ha mai insegnato come comunicare con l’abbraccio: come esprimersi attraverso di esso e come saper “ascoltare” e capire l’altro, entrando in risonanza e in empatia con l’altro.
Per ritrovare e accrescere la propria capacità di comunicazione corporea e affettiva può essere molto utile e piacevole “tornare a scuola”; negli ultimi anni molti hanno riscoperto l’importanza del contatto corporeo e dell’abbraccio frequentando gruppi o seminari di crescita personale e autoconsapevolezza e grazie ad essi hanno potuto arricchire la qualità dei propri rapporti con se stessi e con gli altri.
[Fonte di queste informazioni: Armonia]