La scrittura di sè

La scrittura di sè

La pratica autobiografica è un progetto di cura di sè, è una forma di attenzione alla propria interiorità, è un percorso per mezzo del quale la persona si riappacifica con gli eventi accaduti nel passato.

La pratica della narrazione di sé è una proposta formativa finalizzata all’attivazione di percorsi di crescita individuale e di gruppo. Essa tende a sollecitare nei soggetti il recupero di quelle tracce esistenziali, relazionali, cognitive e affettive presenti lungo il percorso esperienziale della personale storia di vita, spesso sommerso e opacizzato dalla superficialità, automaticità e caoticità che accompagnano le attività della vita quotidiana contemporanea. Tale pratica si sta affermando in molti luoghi educativi: scuole, comunità, residenze per anziani, carceri, centri di accoglienza, ecc.

Varie sono le forme della scrittura di sé: 1) l’autobiografia, scrivere la vita di se stessi, ciò comporta il ripercorrere la propria esistenza dalla nascita al tempo presente; 2)il diario, il racconto quotidiano di sé, ha una cadenza più regolare, raccoglie fatti, pensieri, emozioni, sfumature del momento attuale; 3) pensieri e riflessioni, è un tipo di lavoro che non necessariamente riguarda la propria vita, ma possono coinvolgere tutto il genere umano; 4) le lettere, raccolte epistolari scambiate con amici, familiari, oppure inviate a se stessi.

Attraverso l’ascolto di una musica, la percezione di un odore, un sapore, un oggetto, l’autobiografia impegna la memoria ad andare a rivisitare quei luoghi e i tempi lontani in cui la persona ha vissuto esperienze particolari. Ecco che la memoria non è più un luogo dove vengono archiviati e celati i “reperti archeologici” della propria esistenza, ma un luogo in cui l’IO tessitore può raccogliere i frammenti sparsi di una vita e ricomporre meticolosamente il mosaico esistenziale.

La pratica autobiografica è un progetto di cura di sé, è una forma di attenzione alla propria interiorità, è un percorso per mezzo del quale la persona si riappacifica con gli eventi accaduti nel passato. La pratica della cura di sé ha origini antiche e permette: a) di scavare in se stessi; b) la capacità di riflessione su quello che siamo stati, quello che siamo e quello che vorremmo essere; c) l’aumento della consapevolezza; d) prendersi tempo per se stessi.

Non è corretto vivere la narrazione di sé come “farmaco” per liberarsi del proprio passato e cancellarlo per sempre, è invece opportuno vivere questa navigazione per riconciliarsi con le proprie memorie. E’ necessario essere disposti a ripensarsi senza pregiudizi, senza voler giustificare ciò che è accaduto, adottare un’autocriticità scevra di sensi di colpa per una più aperta e sincera comprensione di sé.

Una produzione autobiografica deve essere considerata soprattutto uno strumento per l’elaborazione/costruzione della propria identità nel tempo; per cui da un lato abbiamo la raccolta e l’organizzazione di tutti i tasselli per dare forma all’identità vissuta, dall’altro si crea un mezzo che permette la rinegoziazione di ciò che ognuno cerca di essere nel momento presente e grazie al quale intende orientare il proprio futuro.

Poter raccontare la propria storia, è un atto liberatorio, che non può cancellare un dolore, ma può essere un modo per prenderne le distanze, per vederla da un’angolatura diversa, come se il narratore stesse parlando in terza persona. E’ per questo che l’autobiografia può essere considerata “curativa”; scrivere di sé aiuta a stare meglio.

La narrazione di sé permette la comprensione delle scelte fatte e che forse oggi non faremmo più, ma che a quell’epoca erano l’unica possibilità, questo ci consente il perdono, di alleviare quei sensi di colpa che oggi, come zavorre, non permettono di vivere al meglio. Si aprono spazi di trasformazione e di progettualità.

Tra le varie forme di narrazione di sé troviamo il diario. Qui non c’è una regola ben precisa, si scrive quando si ha voglia, quando si ha qualcosa da dire. Le parole poi si interrompono per lasciare il posto a un disegno, a uno foto, o a un biglietto di un concerto memorabile, o di  un film visto insieme alla persona amata; troviamo scarabocchi, ritagli, cartoline, frammenti eterogenei del vissuto personale. Il diario diventa una vera e propria opera d’arte unica e irripetibile.

Il diario è scritto al presente, scatta delle immagini istantanee di oggi. La scrittura diaristica è intima, la segretezza è una delle sue caratteristiche, l’autore può decidere se farlo leggere ad altri. I motivi per cui si inizia a scrivere un diario possono essere molteplici: a scuola su suggerimento dell’insegnante, oppure perché si vuol fermare un episodio particolare, perché si ha bisogno di uno sfogo in assenza di altre persone, oppure perché si è innamorati o arrabbiati. Diventa un contenitore di emozioni, aiuta a trovare un senso, a distaccarsi da pensieri che possono far male, offre la possibilità di guardarli a distanza e poterli considerare successivamente.

Forse è il momento di riprendere a scrivere di sé, perché il diario non ha età.

 

      

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