La fame nervosa non è risolutiva

La fame nervosa non è risolutiva

Non cedere al cibo come scarico emotivo.

Pizzette, tramezzini, patatine, cioccolatini, snack, biscotti sono i bersagli preferiti per coloro che sono travolti dalla cosiddetta fame nervosa.

La fame nervosa può essere scatenata in corrispondenza di momenti difficili, che la persona non è in grado di affrontare, o da un particolare stato emotivo caratterizzato da ansia, stress, preoccupazione, frustrazione, solitudine, noia. Non viene avvertito lo stimolo della fame, tuttavia la persona ricerca subito l’appagamento mangiando voracemente in risposta al disagio vissuto.

Al contrario la fame fisiologica viene avvertita circa cinque ore dopo dalla fine del pasto principale. Il segnale di carenza di elementi nutrizionali o di zuccheri viene inviato al sistema nervoso centrale. In questo modo si attiva lo stimolo della fame, il cui appagamento però può essere tranquillamente rimandato.

Spesso i nutrizionisti consigliano di fare pasti ad orari regolari, con una giusta quantità di cibo, nonché la possibilità di consumare uno spuntino a metà mattina e metà pomeriggio.

La fame nervosa induce a mangiucchiare in continuazione lontano dai pasti. Il cibo è usato come una vera e propria valvola di sfogo, come una consolazione.

La persona deve imparare a riconoscere gli impulsi dettati dal proprio stato emotivo e ad esercitare l’autocontrollo. Se le abbuffate si protraggono nel tempo, diventano compulsive e senza possibilità di controllo, è necessario rivolgersi a uno specialista per intraprendere un percorso di psicoterapia.

L’attività motoria può essere una buona alternativa.

[Fonte testo: www.riza.it ]

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