Un antico detto recita: meglio soli che male accompagnati.

Un antico detto recita: meglio soli che male accompagnati.

Ma siamo capaci di stare in solitudine?

La vita di coppia non fa per tutti o meglio non tutti sono fatti per stare in coppia. Sarà vero? E se la coppia fosse più un incastro di debolezze che un’unione di forze? 

Dunque, quale soluzione? Stiamo insieme...ma non troppo. Fare gli eterni fidanzati. Triangoli amorosi (o più di tre!). Coppie aperte, coppie chiuse.

Le relazioni interpersonali non sono così semplici come si crede.

E’ forse giusto chiedersi  “cosa si cerca nel partner” oppure è meglio che siano gli eventi ad accadere seguendo il destino senza interrogarsi troppo?

Esistono davvero tante situazioni e possibilità diverse.

Magari ci mettiamo insieme con qualcuno che proprio non ci fa impazzire, ma si accetta il “compromesso” giusto per non restare da soli. Alla fine però è come costruire un castello sulle sabbie mobili, alla prima scossa si rischia che crolli qualche pezzo.

La famosa “coppia stampella”, dove i partner si appoggiano all’altro per necessità o bisogno, è destinata a fallire prima o poi. Nel lungo tempo la relazione si trasforma in una gabbia apparentemente “dorata” che rischia di far sparire qualsiasi buon sentimento. E’ possibile che uno dei due partner riesca a trovare la forza per crescere ed evolvere lasciando spegnere la relazione.

La personalità complementare cerca nell’altro ciò che manca in sé. Si creano così aspettative e desideri che l’altro può, o meglio, deve esaudire. Se ciò non accade la relazione si inquina di malumore e gelosie fino alla chiusura. A tal punto, i partner, con la rabbia e il rancore nel cuore, si mettono alla ricerca di nuove “stampelle” a cui appoggiarsi. Il circolo vizioso non avrà fine.  

Il sentimento vero, l’amore che unisce due persone non necessita di continue conferme, richieste o bilanci. Si sviluppa liberamente quando la relazione è sana e quando è presente il rispetto reciproco. Entrambi i partner devono essere capaci di camminare con le proprie gambe, di stare da soli, di frequentare le proprie amicizie, di avere i propri spazi. Una volta riuniti ameranno ancor di più stare insieme, sapranno divertirsi, ridere, viaggiare e sentirsi liberi.

La gelosia ossessiva, la paura di trovarsi da soli, la mancanza di spontaneità, l’assenza di divertimento e di leggerezza, la presenza subdola della noia e della routine, possono essere segnali d’allarme per una relazione di dipendenza.

Come fare? Prima di tutto occorre conoscere se stessi, amarsi, accettare le proprie caratteristiche. Nel frattempo si possono fare esperienze, incontrare persone, perché è anche attraverso di esse che riusciamo a capire come siamo fatti.

[Fonte testo: Massimiliano Briganti, educatore professionale]

[Fonte immagine: http://infohealth.net/ http://torontosnumber1datedoctor.com/ http://yourblackeducation.com/ http://www.crewmagazine.com/ http://a.abcnews.com/ ]

 

 

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